Un ennesimo raid israeliano nel campo profughi di Jenin ha innescato una serie di azioni e reazioni violente. Da gennaio ad oggi una nuova ondata di violenze sta causando decine di vittime: oltre 60 palestinesi uccisi e centinaia i feriti, 6 israeliani uccisi.
La situazione in Cisgiordania, che è andata via via peggiorando nel corso degli anni, registra oggi un salto di qualità: da un lato la popolazione palestinese non tollera più di vivere in un regime di apartheid in cui sono negati i suoi diritti fondamentali, dall’altro il governo israeliano, anche per far fronte alle continue ondate migratorie dall’estero, delibera la legalizzazione degli insediamenti già costruiti abusivamente in barba allo stesso Diritto dello Stato di Israele e avvia la costruzione di 10.000 nuovi insediamenti nei territori assegnati ai palestinesi dalla risoluzione 181 dell’Assemblea Generale dell’ONU del 29 novembre 1947, che raccomandava la creazione di due stati indipendenti, uno arabo ed uno ebraico, nel territorio della Palestina storica.
Il governo di Israele, invece, vuole annettersi la Cisgiordania e altri territori nel Neghev e in Galilea ponendo una pietra tombale sul diritto del popolo palestinese di avere un suo Stato.
Che la situazione sia esplosiva lo testimoniano
– la Dichiarazione congiunta di 5 paesi (USA, Gran Bretagna, Italia, Francia e Spagna): “Ci opponiamo fermamente a queste azioni unilaterali che serviranno solo ad esacerbare le tensioni fra israeliani e palestinesi e a minare gli sforzi per raggiungere una soluzione negoziata dei due Stati”
– la “Dichiarazione presidenziale “votata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 20 febbraio 2023 che condanna tutti gli atti di violenza contro i civili, sottolinea la necessità che le parti israeliane e palestinesi rispettino i propri obblighi e impegni internazionali, e si oppone fermamente a tutte le misure unilaterali che impediscono la pace, tra cui, la costruzione e l’espansione degli insediamenti da parte di Israele, la confisca della terra dei palestinesi e la “legalizzazione” degli avamposti degli insediamenti.
E’ QUESTO IL MOMENTO IN CUI UNA FORTE PRESSIONE INTERNAZIONALE E UN’ACCORTA AZIONE DIPLOMATICA POSSONO TRADURRE QUESTA DICHIARAZIONE IN AZIONI CONCRETE E SCONGIURARE IL PERICOLO DI UN’ALTRA GUERRA
Lavorare per la pace significa infatti intervenire prima che i conflitti imbocchino la via delle armi dalla quale, come l’Ucraina insegna, non si torna più indietro
SIT-IN a PADOVA Piazzetta Garzeria
9 marzo 2023 dalle 17.30 alle 18.30
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