“perché solo nel rapporto con l’Altro si riconoscono le proprie specificità, le differenze, ci si rispecchia e si acquisisce la consapevolezza di se stessi”
Presentazione del libro di Melita Richter Malabotta
“Guarire mondi in crisi” – Vita Activa Nuova editrice
presso Librati – Libreria delle donne di Padova il 31 marzo 2023 alle ore 18.00
Saranno presenti Gabriella Musetti fondatrice e direttrice della Casa ed. Vita Activa Nuova,
Marija Mitrovic curatrice del libro e Tea Giorgi della casa internazionale delle donne di Trieste che ha partecipato al progetto
Introduce Fiorella Grigio del Centro Pandora e Donne in Nero di Padova
I saggi raccolti in questo volume testimoniano il percorso umano, intellettuale e specialistico di una donna dall’identità europea. Nel corso della sua vita e dei suoi studi Melita Richter ha creato importanti collegamenti soprattutto tra l’area dei Balcani occidentali e quella italiana. Il suo sguardo critico aveva indagato anche uno spazio geografico molto più vasto, europeo e mondiale: ovunque avesse viaggiato riusciva a elaborare una parte delle realtà vissute e osservate e traporle nella propria scrittura.
Seguendo il suo peculiare metodo dello sconfinamento che le permetteva una visione vasta e precisa, Melita Richter ha interrogato le persone, i luoghi, gli eventi critici che accadono. Anche se scritti alcuni anni fa, e raccolti qui per la prima volta, i saggi sono estremamente attuali: da guerra a guerra, da crisi a crisi ci parlano del mondo contemporaneo e avanzano proposte di procedimenti terapeutici nell’ambito delle scienze sociali e umanistiche.
“Ma l’obiettivo non era solamente distruggere fisicamente la Città; l’obiettivo dei nuovi barbari era uccidere la città nella sua essenza, annientare lo spirito cosmopolita che la distingueva, la sua tolleranza, il métissage, la dolce mescolanza di lingue e la convivenza di fedi. L’obiettivo era sopprimere la convivenza di cui la Città è promotrice. […] Questa guerra è stata in primo luogo una guerra contro gli abitanti delle città e contro quella cultura sublime che è il saper vivere insieme“
Evento facebook:
https://www.facebook.com/events/142194552115199
Introduzione di Fiorella Grigio
Poesia “Le indiane hanno il sari” di Melita Richter
Siamo molto contente di essere qui oggi alla presentazione del bel libro di Melita Richter “Guarire mondi in crisi”
A Melita ci unisce un legame profondo, un lungo tempo di costruzione di relazioni, incontri, impegno politico; il tramite con lei, fin dagli anni 2000, era la nostra Marianita De Ambrogio, purtroppo mancata nel luglio 2021. Insieme a Melita ci siamo impegnate come femministe sul tema della guerra, la pace, i migranti, il dialogo interculturale, contro le ingiustizie, sempre dalla parte delle donne e dei più fragili.
Voglio ricordare alcuni incontri avvenuti qui a Padova
- Nel 2004 – presentazione del libro “Le guerre cominciano a Primavera” da lei curato
- Nel 2005 il 22/4 – Le donne nei conflitti, ieri e oggi. Due incontri. Donne e guerra in Italia nel 43-45, nei Balcani dal ’91 ad oggi
- Nel 2016 il 18/3 per presentare qui a Lìbrati il libro “Trieste” di Daša Drndić; il 19/3 presentazione della raccolta antologica di Melita “Libri migranti”
- Nel 2019 – sempre qui a Lìbrati in ricordo di Melita con Gabriella Musetti, Paola Ellero e Marianita De Ambrogio
Vorrei sottolineare alcuni aspetti di Melita che abbiamo ritrovato nel libro e che ci hanno colpito:
- le sue grandi capacità intellettuali e culturali che già conoscevamo, ma anche la sua sensibilità e disponibilità ad impegnarsi – con il suo sguardo di donna e femminista – nei tanti territori difficili che ha attraversato e frequentato;
- l’essere un’acuta osservatrice, in un dialogo continuo con altri e altre letterati, poeti, intellettuali, scrittori e scrittrici;
- il suo vivere la precarietà e la vulnerabilità in un’interlocuzione continua, come soggetto in relazione e legata agli altri da vincoli profondi ineliminabili, che ci rendono evidente e ci fanno comprendere come la condizione precaria e vulnerabile dell’altro/a sia anche la nostra;
- il suo essere e sentirsi profondamente una cittadina europea, lei che proveniva da un paese Ex come soleva definirsi;
- saper promuovere spazi di libertà e solidarietà in cui condividere i propri vissuti, spazi dove ricostruire la memoria storica ed attuare concreti percorsi di cambiamento sociale (penso ai laboratori di scrittura migrante e alla Casa Int. Donne di TS).
- la sua capacità di analisi e di andare a fondo delle cose, di cercare nella storia, nella letteratura, di saper pescare dalla memoria il significato profondo degli avvenimenti;
- la sua capacità quasi visionaria di anticipare la attuale grave crisi politica europea, l’affermazione dei sovranismi, le spinte individualiste e le separazioni.
“Bisogna oltrepassare i confini, essere pronti all’incontro, all’arte dell’ascolto – le premesse minime per chi vuole capire e ragionare” (Melita Richter)
Del libro ci parleranno diffusamente le nostre ospiti. Partirei con una breve domanda preliminare. La scelta del titolo “Guarire mondi in crisi” così bello e interessante, come nasce, a cosa avete pensato?
Vorrei lanciare alle nostre relatrici una serie di parole chiave, di nodi tematici secondo noi importanti, che sono emersi dalla lettura del libro – e che sono di stringente attualità, penso alla attuale guerra in Ucraina, alla crisi legata ai migranti
- Confini e sconfinamenti, strettamente legati al suo vissuto personale, i crocevia intesi come opportunità che possono essere colte nei momenti di crisi, là dove qualcosa si mette di traverso, quando le situazioni si ingarbugliano. Essere al margine (come dice bell hooks), che le donne conoscono bene, può divenire ed è uno spazio di resistenza da cui è possibile costruire una prospettiva radicale sulla società;
- Testo 1) Urbicidio – città divise, l’importanza delle città e la loro distruzione causata dalla guerra, dall’etno-nazionalismo;
- Testo 2) Giustizia e responsabilità, parole legate soprattutto legate alla guerra, all’assenza di giustizia per i crimini di guerra, l’approccio femminista alla giustizia e il Tribunale delle donne di Sarajevo a cui Melita con la Casa internazionale delle donne di Trieste ha partecipato
- Testo 3) Scrittura delle donne come “testimonianza politica” e come “non-sconfitta di genere”, ricordare come progetto politico, scrittura come cura di sé e come campo di battaglia; ricerca delle terre di mezzo, quella soglia e spazio intermedio come luogo di passaggi e il terzo spazio, luogo della mente e della creazione del sé, lo sradicamento e la scrittura migrante.
Testi letti durante l’incontro
Le indiane hanno il sari
Le indiane hanno il sari
che le avvolge bene bene
come scrive Moniza Alvi
e sussurra loro: il tuo corpo è il tuo paese
Sul mio corpo non ci sono codici tatuati di appartenenza
nella loro assenza non avverto la prigionia del Canone
ma qualcuno dia la sbirciatina sotto la pelle
nelle pieghe dell’animo
dove debordano cicatrici, dolori, sofferenze
e brillano i rimandi della memoria.
Lì abita la mia storia
lì duole il mio paese
lì il mio mondo s’arrese.
Melita Richter, Alcune Ragioni Minime, ed. Kolibris 2018
Testo 1)
[Vukovar], questa mite città, ognuno nel passato avrebbe potuto conquistare perché da nessuno essa si difendeva. Il suo porto fluviale era sempre stato accogliente, essa non issava mura o bastioni, era lì da secoli pacifica e distesa come un palmo della mano aperta. Tuttora i resti degli archi, i portali feriti, i fregi delle finestre sventrate, le facciate nobili delle case barocche, pezzi di balconi in ferro battuto, edifici importanti accanto alle modeste e allo stesso tempo, decorose dimore di gente comune, testimoniano di una vita piena e agiata della piccola borghesia, dei commercianti di origini diverse, dei semplici cittadini. […]
Forse la guerra è stata così terribile perché doveva distruggere quel fitto intreccio di legami tra genti e culture che per secoli si sono incontrate in queste terre dove hanno depositato i loro segni di appartenenza materiale e spirituale assieme alla prassi quotidiana, di cui il primitivo aveva sempre serbato una paura ancestrale. La barbarie ha prevalso un’altra volta. L’odio e l’invidia di un mondo arretrato, rurale, si sono scaraventati sui segni dell’urbanità, sulla bellezza fisica delle città, sul loro aspetto esteriore, perché sì, bisogna dirlo si trattava di città bellissime, di gioielli dell’architettura medievale, rinascimentale, barocca. Città uniche. Ma l’obiettivo non era solamente distruggere fisicamente la Città; l’obiettivo dei nuovi barbari era uccidere la città nella sua essenza, annientare lo spirito cosmopolita che la distingueva, la sua tolleranza, il métissage, la dolce mescolanza di lingue e la convivenza di fedi. L’obiettivo era sopprimere la convivenza di cui la Città è promotrice. […] Questa guerra è stata in primo luogo una guerra contro gli abitanti delle città e contro quella cultura sublime che è il saper vivere insieme.
Melita Richter Malabotta, Guarire mondi in crisi, ed. Vita Activa Nuova Terzo Paesaggio 2023, pag. 57 – 101
Testo 2)
Il Tribunale delle Donne svoltosi nel 2015 a Sarajevo […] Dando voce alle donne vittime provenienti da ogni parte dell’area dell’ex Jugoslavia e attraverso l’affermazione del principio di responsabilità, […] si è adoperato di provvedere a un riconoscimento dei diritti delle vittime, ha inciso sulla promozione del senso civico, ha contribuito alla memoria collettiva, ha cercato di rinforzare lo stato di diritto. Ha indicato un passo positivo nell’inseguimento della giustizia. Alla società civile ha offerto un’opportunità di capire, demolire e rifiutare i meccanismi che hanno condotto alla guerra, di confrontarsi e cercare di superare il passato criminale, quello in cui il male si infligge all’altro in nome della nazione. Il Tribunale delle donne non emana sentenze, non spedisce nessuno in carcere, ma contribuisce alla creazione di un clima politico e culturale contro il crimine. Questo è già tanto.
Melita Richter Malabotta, Guarire mondi in crisi, ed. Vita Activa Nuova Terzo Paesaggio 2023, pag. 169
Testo 3)
Le donne [della ex Jugoslavia] hanno lottato per il loro spazio, per uno spazio pubblico che stava scomparendo a vista d’occhio, consapevoli che esso andava difeso, preservato e custodito come una fiammella promettente una possibile società civile. Nei tempi bui delle guerre, il loro richiamo alla disobbedienza nazionale significava più che un gesto di coraggiosa ribellione: esso indicava come sottrarsi alla logica di polarizzazione dicotomica e alla mentalità di interiorizzazione dell’Altro come Nemico. La loro voce e la loro penna aprivano una breccia nella dilagante prassi dell’odio; prendevano la parola, davano un significato al silenzio, responsabilizzavano il gesto, incitavano alla scrittura. Scrittura come testimonianza politica e quella della propria esistenza; scrittura delle donne come la non-sconfitta di genere. “Ricordiamo, raccontiamo, scriviamo”.
Melita Richter Malabotta, Guarire mondi in crisi, ed. Vita Activa Nuova Terzo Paesaggio 2023, pag. 177